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Scappiamo a New York

by Simona

Chi almeno una volta nella vita non ha sognato, come cantano Benji e Fede, di scappare a New York?

Capitale del mondo, ombelico delle culture più diverse, simbolo delle infinite opportunità che esistono e che spesso non riusciamo a intuire distratti nella nostra quotidianità… New York ruba lo sguardo e proietta il cuore tra i suoi grattacieli, si prende un pezzo di anima e poi restituisce prospettive che da soli non avremmo potuto immaginare, anche dopo averla ammirata nei film o nei telefilm per anni, o aver canticchiato con Sting di essere “an English man in New York”.

Come affrontarla in pochi giorni, come essere sicuri di averla davvero incontrata? Innumerevoli possono essere i percorsi per attraversare la Grande Mela, eppure in qualunque modo la si esplori si finirà sempre per dimenticarne almeno un pezzo, ci sarà sempre un amico o un’amica che su Facebook chiederà: “Hai visto questo?” oppure “Hai mangiato in quel locale?”.

 

Certo, qualche decisione bisogna pur prenderla: vogliamo visitare tutti i musei oppure cercare di respirare l’atmosfera della strada? Immergersi nel dedalo delle metropolitane sotto terra oppure camminare veloci fianco a fianco di chi sfreccia a piedi con l’immancabile caffè americano da asporto alla mano?

A venire in aiuto di chi, per la prima volta, affronta la City è proprio New York stessa: le vie intrecciate ricordano lo schema dei cardi e dei decumani romani, e a farla da padrona in questo disegno della città è la Fifth Avenue (la Quinta Strada) che non solo è celeberrima di per sé, ma è anche il centro dello shopping per i turisti e delle grandi marche (italiane in primis) e ospita anche una delle mete più ambite dalle donne del mondo: Tiffany.

Sempre sulla Quinta irrinunciabile è l’esperienza di visitare l’Empire State Building, che già in passato avvinto dall’abbraccio di King Kong sarà ancora più indimenticabile se si riuscirà a organizzarsi per salire a godersi la meravigliosa vista della città all’orario del tramonto. Ma un altro buon punto per restare senza fiato quando il sole morente tinteggia il cielo di New York è senza dubbio anche il Top of The Rock, da cui si arriva ad ammirare da lontano anche la Statua della Libertà.

“The Statue of Liberty”, il grande monumento che fieramente si erge sulla baia di Manhattan, simbolo per eccellenza della City, si raggiunge con il percorso sul traghetto che porterà poi anche ad Ellis Island, il luogo dove venivano accolti un tempo gli immigrati appena sbarcati in terra americana e che oggi ospita ancora i vecchi dormitori, l’impressionante museo dell’immigrazione e il monumento dedicato a tutti gli arrivati, dove è possibile ritrovare anche numerosi nomi di italiani che giunsero qui nei secoli passati.

 

Più difficile identificare questi nomi in uno dei luoghi simbolo dei nostri connazionali, poiché oggi Little Italy è ormai sostanzialmente una colonia della vicina Chinatown: unica consolazione sarà, passeggiando qua e là in città e dando uno sguardo alle insegne di aziende e uffici, intuire che i discendenti dei vecchi immigrati siano ormai integrati in quel crogiolo di identità su cui un pannello di Ellis Island risveglia la domanda “Chi è un americano?”.

 

 

Se pensate di conoscere la risposta, dopo giorni in cui non avrete mancato di domandarvi più e più volte come dev’essere stato sfilare tra i grattacieli nei giorni seguenti all’11 settembre 2001, la prossima tappa non può che essere il World Trade Center e la fontana-monumento lungo i bordi della quale sono incisi i nomi delle quasi 3mila vittime delle Torri Gemelle: spagnoli, italiani, portoghesi, francesi, cinesi, giapponesi, inglesi… orientarsi tra i cognomi e cercare di dare loro un’identità e un volto non sarà facile, ma se desiderate davvero farlo potete provarci all’attiguo Museo.

 

Per riposare la mente e interiorizzare queste esperienze, la domenica potete levare al cielo le vostre preghiere assieme ai canti delle chiese di Harlem, dove gli stessi parrocchiani vi daranno letteralmente il benvenuto anche fuori dalla chiesa con un “You are welcome!” anche se siete turisti e magari non avete scelto la chiesa consigliata nelle guide turistiche o più vicina all’uscita della metropolitana. Se siete andati per godervi il gospel, non potrete fare a meno di respirare la grande dignità che trasuda nel quartiere afroamericano e una riflessione non da poco vi susciterà sapere che nei libretti informativi in chiesa, in questo nascosto angolo d’America, si ricorda che la musica è nata in Italia.

 

Un altro pezzo d’Italia lo troverete a Washington Square, durante un’immancabile puntatina al Greenwich Village, ricordato come il quartiere degli artisti della Beat Generation, dove svetta la statua di Giuseppe Garibaldi. Qui, se siete appassionati di scacchi o volete semplicemente provare a giocare, troverete anche l’occasione di imparare da sconosciuti e magari mettervi alla prova ancora una volta con la lingua.

 

Luci, colori e un’atmosfera surreale all’ennesima potenza la potrete respirare tra le mega-insegne di Times Square, mentre uno spazio per lavare via lo stress lo troverete perdendovi letteralmente a Central Park, sulle tracce di scene da film come “Harry ti presento Sally”, “Serendipity” o “Autunno a New York”. Un giro in risciò, o una passeggiata a piedi, non mancherà di ricordarvi qualche scena di “Sex and the City”, soprattutto se in uno dei giri precedenti vi sarà capitato di passare davanti a Magnolia Bakery.

 

Riuscirete a saziare tutte le vostre voglie a New York? Troverete il tempo per un giro a Soho e Chelsea, oppure per visitare con la giusta calma gli innumerevoli musei? Ricordando che la città non dorme mai e c’è sempre un evento o un angolo che si può visitare, o un’apparizione artistica improvvisa, per tenere uno sguardo al portafoglio prima della partenza o appena arrivati in città non mancate di informarvi sulle opportunità date dal New York City Pass, il carnet prepagato che consente di risparmiare visitando numerose attrazioni, nonché di evitare molte code, oltre sulla possibilità di abbonarvi alla metropolitana se non avete buoni piedi e resistenza.

 

E, dopo il ritorno, cosa resta di New York?

Se non avete trovato marito o moglie per ottenere la Carta Verde, e siete stati costretti a rientrare, vi resterà la certezza di aver spalancato finestre inedite sul mondo e forse anche una su voi stessi.

E, anche se non c’è alcun fondamento scientifico, si dice che tutti coloro che tornano soffrano di una “sindrome da italiano di ritorno da New York”. Per cui non sentitevi in colpa se continuerete a mantenere attive le notifiche sulle pagine Facebook che parlano degli eventi e delle opportunità della Grande Mela: lo fanno tutti.

Simona Cremonini