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“Goodbye Earl”, la canzone che spinge le mogli a uccidere i mariti, compie 20 anni

by Simona

Tra poco tempo avrà 20 anni: era l’inizio del 2000 quando “Goodbye Earl” venne boicottata dalle radio americane perché incitava le mogli a uccidere i loro mariti.

Era l’estate del 1999 quando le Dixie Chicks – il trio country tutto al femminile che, qualche anno più tardi, sarebbe balzato agli onori della cronaca in tutto il mondo non solo per la loro musica, ma anche per aver dichiarato in un concerto a Londra di vergognarsi che il presidente Bush fosse texano come loro – uscivano con l’album “Fly” che conteneva “Goodbye Earl”, una canzone destinata a scuotere la tranquillità della placida provincia americana.

C’è da dire che “Goodbye Earl” non era stata originariamente composta per le Dixie Chicks: era già stata registrata dalla band country Sons of the Desert, ma poi la traccia non venne pubblicata e, come brano, aveva avuto una storia un po’ particolare, perché faceva parte di una serie di canzoni scritte da Dennis Linde con un protagonista detestabile di nome Earl, che l’autore stesso decise, infine, di uccidere affidandone l’omicidio a due personaggi femminili.

La storia di “Goodbye Earl” è infatti quella di due amiche, Wanda e Mary Anne, che sono legate dai tempi della scuola. Dopo il diploma, Mary Anne va in cerca di fortuna altrove, mentre Wanda che è rimasta in città (come recita uno dei versi) tutto ciò che riesce a combinare è di incontrare Earl.

Innamorata, la ragazza lo sposa, ma ben presto l’uomo inizia ad abusarne fisicamente. Dopo che Wanda ha chiesto il divorzio per le violenze, Earl non rispetta un ordine restrittivo e la picchia di nuovo, tanto da farla finire in ospedale. Qui Mary Anne si precipita dall’amica e, insieme, giungono a una decisione comune: quella di uccidere Earl.

L’uomo finirà avvelenato da una zuppa di fagioli neri (la celeberrima black eyed peas che dà anche il nome a un altro famoso gruppo musicale) e il suo cadavere verrà fatto sparire dalle due amiche, che potranno poi rifarsi una vita senza rimpianti e senza perdere una sola notte di sonno.

Ad accompagnare questa canzone dal testo discusso, con una trama che strizza l’occhio a “Thelma e Louise” e a “Pomodori Verdi Fritti”, è anche un video con un cast stellare, con Wanda e Mary Anne interpretate rispettivamente da Jane Krakowski (nota per il ruolo della segretaria Elaine di Ally McBeal) e da Lauren Holly, ex moglie di Jim Carrey vista in numerose pellicole. A dare il volto a Earl è invece l’attore Dennis Franz, conosciuto per il ruolo del rude detective Andy Sipowicz della serie poliziesca NYPD – New York Police Department, telefilm che per primo negli anni Novanta ha crudelmente raccontato la vita del dipartimento di polizia della Grande Mela e che ha lanciato l’attore David Caruso, l’Horatio Caine di CSI Miami.

Ecco il video della canzone:

Nella vicenda di questa canzone, tuttavia, ciò che impatta sui media di 20 anni fa non è la violenza su Wanda da parte del marito, bensì la morte di Earl per mano delle due donne. Infatti “Goodbye Earl” passerà alla storia della musica appunto come la canzone che incitava le mogli a uccidere i mariti e che venne boicottata da numerose radio: quando uscì come singolo, nel febbraio del 2000, una stazione radio su sette rifiutò di suonarla, mentre in molti luoghi furono fatte riunioni cittadine per valutare la reazione pubblica di fronte al brano e se fosse il caso, o meno, di passarlo in programmazione.

Eppure la canzone esplose ed ebbe grande risonanza. Pur esplicitando di non essere d’accordo con la soluzione praticata da Wanda e Mary Anne per liberarsi di Earl, le associazioni che si occupavano del tema diedero il loro appoggio alle Dixie Chicks e molte radio cambiarono idea: scelsero di farla sentire, mandando al contempo un messaggio alle vittime di violenza domestica perché chiamassero le linee dei centri dedicati proprio a loro.

“Goodbye Earl” arrivò al 13° posto nella classifica Country di Billboard e al 19° posto della Hot 100. Divenne una delle canzoni più popolari e amate delle Dixie Chicks.

Il piglio e la grinta della cantante Natalie Maines fecero passare la canzone quasi come vendicativa, ma riuscirono anche a scuotere gli animi: lo stile irriverente del country, affilatissimo nelle mani e nelle ugole delle Dixie Chicks, contribuì a cambiare il codice di comunicazione di un tema che fino ad allora era stato pubblicizzato perlopiù in modo blando e “politically correct”, perché nella profonda America certi panni non si lavavano in pubblico. Una canzone provocatoria e scanzonata, invece, lo aveva fatto.

Oggi sono passati 20 anni, e in Italia in particolare ancora si fatica a parlare del tema della violenza domestica al di fuori degli eventi raccolti attorno al 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che venne istituita proprio in quei mesi, nel 1999, e che quindi compie 20 anni). Quello che “Goodbye Earl”, forse, ci ha lasciato, è proprio l’opportunità di cercare una maniera differente per comunicare, di saper osare e andare oltre ciò che è stato fatto finora e, quando ne vale la pena, essere insolenti se serve a comunicare qualcosa di importante.

Questo è ciò che, a mio avviso, un buon storytelling dovrebbe fare.

Le immagini dell’articolo sono screenshot dal video su Youtube.

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