L’intelligenza artificiale corre.
Al momento non è ancora così permeante nelle nostre vite, ma a poco a poco sarà una presenza sempre più pervasiva.
Questo riguarda già alcune delle azioni che le persone compiono tutti i giorni, come per esempio l’uso di dispositivi come Alexa che, al posto nostro, si fanno carico di semplici gesti come quello di accendere la radio: ma sempre più questo tipo di strumenti entreranno a far parte del mondo del lavoro.
Per quanto riguarda i copywriter, questo sta già succedendo. L’intelligenza artificiale già da tempo sta facendo passi nel settore.
Esistono software in grado di scrivere articoli e testi semplici con un buon grado di precisione: e se questa rivoluzione è già in atto nel mondo del giornalismo con dati però statisticamente ancora poco rilevanti, prima o poi si farà strada anche nel mondo del copywriting.
Il copywriter artificiale che scrive al posto del copywriter persona
Software che producono contenuti di testo sono già sul mercato e chi li ha provati ha riferito che i risultati sono di qualità.
È una grande rivoluzione. Le aziende non hanno più bisogno di professionisti che scrivano per loro e con l’abbonamento a questi sistemi possono produrre tutti i contenuti che vogliono.
Ok, questa è la teoria. Ma siamo sicuri che sia davvero così?
Su questo blog parlo sempre di contenuti di qualità e se ci fosse una macchina in grado di produrli sarebbe un grandissimo vantaggio anche per chi come me scrive per professione: renderebbe più veloce il mio lavoro, che sarebbe fatto con meno fatica, in meno tempo e con vantaggi operativi innegabili.
Tuttavia bisognerebbe riflettere su un aspetto fondamentale dell’intelligenza artificiale: la macchina copywriter è davvero in grado di sostituire del tutto la persona copywriter?
Cosa fa il copywriter professionista che la macchina non è in grado di fare
Anche se ci fosse la possibilità di produrre un testo di qualità utilizzando la macchina, occorrerebbe qualcuno in grado di definire una strategia, di elaborare un piano di comunicazione, e di definire le informazioni da inserire nel contenuto.
Una macchina non può avere idee proprie, perlomeno questo è uno scenario ancora lontano, ed è probabile che in mancanza di idee originali e di stimoli umani i contenuti possano finire per appiattirsi nel tempo.
Infatti uno degli elementi fondamentali per un copywriter è la sua capacità di interagire con le persone che compiono un determinato lavoro e che gli danno valore, gli esperti che collaborando con i copywriter molto spesso fanno la differenza nel produrre contenuti.
In molti casi, inoltre, potrebbe esserci la necessità di una verifica umana dei contenuti, perché la macchina potrebbe non cogliere i significati ambigui e i doppi sensi che il linguaggio può innescare: o perlomeno è presumibile che non sarà in grado di farlo per un certo tempo, se non dietro un paziente lavoro di miglioramento e feedback degli utenti.
Basti pensare a ciò che è avvenuto su Google Translate, dove per molti anni la traduzione in lingue straniere (anche per una diffusa come l’inglese) è stata comunque un prodotto di scarsa qualità. Negli ultimi tempi essa è sicuramente molto migliorata ed è diventata molto più apprezzabile, ma non ha certo sostituito il traduttore professionista con la sua capacità di interpretare il testo è un contesto e di emozionare, coinvolgere, prendere per mano in pubblico e portarlo ad apprezzare quel contenuto tradotto.
Le mie conclusioni: no, l’intelligenza artificiale non mi sostituirà
Non sono preoccupata dell’avvento dell’intelligenza artificiale nel settore del copywriting, perché credo che il lavoro del copywriter si sviluppi su una serie di orizzonti che la macchina da sola non è in grado di gestire.
Sicuramente dal punto di vista quantitativo sarà interessante trovare un punto di raccordo tra l’automatismo della macchina e la lettura umana, grande banco di prova per ogni contenuto.
A dire la verità, non vedo l’ora di provare a vedere il risultato.
D’altronde in Italia nel 2004 la figura del copywriter freelance non esisteva su internet e di quel periodo ricordo l’incredulità con cui molte persone hanno accolto la mia personale definizione del lavoro che volevo fare e il mio sito web fatto nel 2005, come racconto anche nel mio profilo su questo sito.
Tuttavia ricordo anche che quando ho trovato per la prima volta (su siti esteri) questa parola “copywriter” mi sono detta che descriveva perfettamente quella professione immaginaria che oggi faccio da vent’anni.
Perché io, la versione più esperta di quella ragazza visionaria, oggi dovrei avere paura dell’intelligenza artificiale?
Se non hai ancora trovato un robot che scriva per te, puoi contattarmi come indicato qui.