Home copywriting, scrittura e dintorni 7 tendenze per il 2022 per comunicare il vino e non solo, ispirate da Wine2Wine di Verona

7 tendenze per il 2022 per comunicare il vino e non solo, ispirate da Wine2Wine di Verona

by Simona

Si impara a scrivere scrivendo, ma molto di più ascoltando.

Quando non produci vino e prodotti agroalimentari, ma per lavoro comunichi vini e cibi, come faccio io come copywriter del settore wine e food, ti trovi molto spesso a dover raccogliere informazioni per i contenuti da chi di persona “si sporca le mani” e da chi si trova a vivere il mercato e a interagire con esso, come i titolari d’impresa e i responsabili commerciali.

Allo stesso modo, è anche importante capire e mai smettere di approfondire il contesto in cui si muovono le aziende, le cantine e il consumatore.

Dunque per me Wine2Wine è l’opportunità per vedere il sistema vino in senso più ampio di quanto possa mostrarmi una singola cantina o una singola attività di copywriting, perché la somma di tante collaborazioni non è mai sufficiente per capire dove sta andando un intero settore.

Spesso è indispensabile farsi “aiutare” da chi il settore lo vive, e a volte non è sufficiente nemmeno questo. E l’edizione 2021 appena chiusa a Verona, in concomitanza con un Vinitaly Special Edition, ha messo in evidenza alcuni aspetti che stanno diventando di interesse in tutta la sfera della comunicazione d’impresa e che nell’ambito vino e cibo assumono una valenza particolare.

Comunicare con un cliente finale (con una persona!), e spingerlo a fare ciò che vogliamo noi, non è mai semplice, e men che meno quando dobbiamo parlargli di vino o di cibo, scelte che riguardano la sua sfera più personale.

Ecco perché individuare delle tendenze e sfruttarle può essere utile: può aiutare a far passare un messaggio laddove il cliente è disposto ad ascoltare per capire dove rivolgere sforzi e investimenti. Tuttavia la comunicazione non si svolge mai attraverso un solo canale, quindi gli spunti che personalmente ho raccolto io da Wine2Wine 2021 riguardano vari ambiti, tra cui alcuni che magari non sono considerati di comunicazione (ma lo sono: eccome se lo sono!).

Ci sono 7 tendenze per comunicare vini e cibi che vorrei evidenziare oggi, integrandole con alcuni appunti personali:

Tendenza 1- Il digitale pervade sempre più la vita delle persone

È inutile nascondersi dietro a una foglia di fico. Ormai i buoi sono scappati dalla stalla e le tecnologie legate al web (social network, ecommerce, motori di ricerca) saranno sempre più massive e presenti nella quotidianità delle persone. Lo sono già e sempre più lo saranno.

Sul fronte delle tecnologie, crescerà la competizione dentro a qualunque settore (non solo quello del vino) e ci vorrà sempre più capacità di intercettare i grandi pubblici e i pubblici specifici.

Attirare l’attenzione sarà sempre più difficile, perché la massa di messaggi continuerà a distrarre e a far dedicare poca attenzione al singolo messaggio (o alla singola azienda). I giovani poi tendono ad affezionarsi poco ai brand. Eppure l’identità digitale dovrà sempre essere curatissima e aggiornata, perché gli errori sono sotto i riflettori di tutti.

Il pubblico deve comprare da un ecommerce, emozionarsi, iscriversi a una newsletter oppure seguire un profilo social? Ci sarà probabilmente da pensare e ripensare le strategie e farlo periodicamente, e da dedicare a tutto questo risorse economiche e umane (Interne all’azienda o esterne all’azienda? Affidarsi a un solo dipendente/professionista oppure a un team? Domande disturbanti che però bisogna farsi).

L’investimento sulle pr digitali continuerà a essere strategico perché si tratta di investimenti a lungo raggio, mentre le pr e la pubblicità tradizionali hanno un raggio d’azione ormai molto (troppo?) corto (per quanto tempo continueranno a essere considerate importanti perché “prestigiose” senza guardare al ritorno in senso pratico ed economico, senza dati? – dati, va detto, che quando sono forniti sono spesso macrodati di settore e non specifici per attività).

Tendenza 2- Tecnologia gratis non vuol dire automatismo

Le tecnologie del digitale sono gratis e alla portata di tutti”: quanti danni ha fatto questa convinzione che ancora tanti (troppi!) hanno sulle opportunità date dal digitale? Avessi un euro per ogni volta che è stata distrutta dai fatti!

La verità è che non ci si limita a pubblicare “qualcosina” sui social o sul sito. Bisogna produrre contenuti di qualità e verificarne il ritorno. Si lavora per ottenere risultati da questi strumenti. Non ci sono automatismi e scorciatoie.

In futuro servirà (se qualcuno ancora non lo sta facendo) interpretare i dati, costruire dei processi pensati, produrre una comunicazione di qualità che dia dei risultati quantificabili.

Non improvvisare nulla, nemmeno gli incontri su zoom! State comunicando con i vostri clienti o con portatori d’interesse. L’impressione conta!

Tendenza 3- Il sito, il vero baricentro dell’identità digitale

Non è che il sito web nel 2021 (o nel 2022) non serva più, al contrario è sempre più indispensabile! È il centro nevralgico della tua identità digitale come azienda.

Intanto, perché è la tua casa di proprietà sul web, diversamente dai tuoi profili social (concetto che qui sul blog ho già ribadito in varie occasioni, per esempio qui), ma anche perché un sito che “funziona bene” organizza la tua comunicazione e ti permette di mettere in evidenza i tuoi messaggi chiave.

Fondamentale è che il sito funzioni anche dal punto di vista tecnico e operativo. Deve essere veloce e ben organizzato, permettendo di vedere le bottiglie con chiarezza e leggere bene i testi. Deve funzionare sul mobile.

Deve fare da contenitore. Deve poter per esempio accogliere un archivio dei tuoi podcast se come azienda deciderete di produrli, per non disperderli solo su altre piattaforme (che sono comode per distribuirli, ma non sono tue!).

Il sito deve riflettere la tua identità come azienda. Non tutti andranno a visitarlo, ma chi lo guarda, lo legge, lo consulta, deve poter sapere con chiarezza chi sei e cosa fai.

Tendenza 4- Coerenza tra contenuti ma non per forza sempre lo stesso tono

Le nuove generazioni amano il vino, ma probabilmente se decidi di rivolgerti ai ventenni con le stesse modalità con cui ti relazioni con un sessantenne non otterrai grandi risultati di comunicazione.

Dovrai trovare un modo divertente, originale, diretto, oppure di altro tipo (non è detto che debba essere per forza informale o superficiale) per avvicinare nuovi pubblici che un domani potranno decidere di acquistare in modo sempre più massivo.

Questo implicherà di trovare un tono per ogni contenuto e per ogni mezzo ma senza dimenticare la coerenza: non puoi raccontare una storia diversa, perché la tua azienda non può avere due storie diverse! Ma puoi evidenziare aspetti differenti o modificare tono, punti di vista e tanto altro.

Tieni sempre presente che un contenuto, una volta pubblicato, può essere fruito dal suo pubblico-target ma almeno in parte intercetterà anche il resto delle persone: quindi la coerenza dei contenuti è indispensabile!

Tendenza 5- Via le barriere culturali e i pregiudizi

Niente barriere culturali con il vino. Già dovrai scontrarti con tanti gruppi che non bevono vino, ma perlomeno evita di lavorare contro te stesso: abbandona tutte le convinzioni sbagliate e non costruire muri o sposare pregiudizi laddove non servono (esistono posti in cui servono, quando il tuo scopo è vendere?)

Un aspetto molto importante è dato anche dal copywriting in questo senso: i testi sono fondamentali per non creare barriere e non bisognerebbe mai, per esempio, utilizzare riferimenti culturali troppo localistici (nazionali o verso categorie più ristrette) se il proprio scopo è vendere a un pubblico che non è per forza limitato. L’orgoglio nazionale o i riferimenti comprensibili solo da un gruppo elitario non sono mai la scelta migliore, così come non lo sono le metafore. Se chi legge non sa nulla della cultura italiana è meglio non rendergli difficile la lettura.

Le barriere linguistiche di certo sono più facili da superare (anche perché Google Translate sta diventando sempre più evoluto e preciso).

Te lo dico da copywriter: frasi semplici, facilmente traducibili, insieme a concetti interessanti e al giusto titolo possono fare la differenza. E se non sei capace di scrivere così puoi anche chiederlo a me!

Tendenza 6- Tutti su Clubhouse: inseguire le mode è una perdita di tempo o assolutamente geniale

Se trovi il tuo modo originale di comunicare su un nuovo mezzo, puoi diventare un innovatore e raggiungere nicchie di mercato scoperte o consumatori che hanno bisogno di nuovi stimoli. Puoi trovare modi geniali di vendere vino.

Al contrario, se entri nei nuovi canali nei soliti modi probabilmente dovrai scappare via e finirai solo per perdere del tempo.

Ogni mezzo presuppone una strategia. Puoi approcciarli per curiosità e non c’è nulla di male a farlo, ma non partire mai dall’idea di “riciclare” ciò che hai fatto altrove.

In questi mesi un effetto simile l’ha avuto Clubhouse, dove qualcuno ha trovato modelli di business e divertimento ma tanti altri si sono limitati a lasciarlo perdere quando hanno scoperto che non è affatto facile sfondare dal nulla.

Tra i vantaggi di una nuova piattaforma ci sono sicuramente gli spazi non ancora presidiati da nessun concorrente: puoi fare educazione o migliorare la consapevolezza degli utenti su un tema, sempre facendo attenzione ai dati e all’analisi delle utilità che può portare.

Se parti dal presupposto di non avere tempo e risorse da dedicare a un nuovo canale: lasciarlo perdere!

Tendenza 7- Fare ciò che gli altri non fanno: l’originalità delle esperienze fa la differenza

Questa è la tendenza che mi piace di più: fare ciò che gli altri non fanno vuol dire trovare una nuova dimensione dell’identità aziendale e raccontare qualcosa di diverso passando all’azione.

È ciò che ho raccontato tempo fa anche in questo articolo, parlando degli eventi culturali che si possono organizzare in qualunque attività commerciale.

Non solo degustazioni, puoi fare tante cose diverse: creare spazi di benessere in cantina (sì, hai capito bene: una Spa), portare in visita le persone e farle cenare tra i filari, coinvolgere gli enoturisti in visite guidate e autoguidate, aprire la cantina come location di meeting di lavoro, farla diventare un luogo rurale da vivere dove non ci sono assembramenti ma attività interessanti da fare. Ho molto apprezzato l’intervento di Roberta Garibaldi, Consigliera del Ministro Garavaglia per il turismo enogastronomico, perché spesso queste esperienze nelle cantine del mio territorio hanno portato risultati straordinari.

Si può fare anche online tutto questo? Sì e no. Il tempo (forse ancora più che i soldi) è la cosa più preziosa che i tuoi interlocutori possono mettere a tua disposizione ma anche lo spazio gioca un ruolo importante nel vivere gli eventi e il tempo libero. È l’insegnamento che abbiamo avuto anche dalla pandemia e dai vari lockdown più o meno duri. E poi il customer journey, il viaggio del tuo cliente che lo porta ad acquistare il tuo vino, è sempre individuale (per ogni persona e per ogni azienda che vuoi come cliente).

Di certo, si può fare molto con la comunicazione, nel caso tu debba “giocartela” online.

Le esperienze ci segnano e quelle più originali si fanno ricordare. Sarebbe difficile ottenere lo stesso effetto senza viverle di persona. E molti eventi online hanno evidenziato proprio questo punto di debolezza.

Ho deciso di usare la parola “tendenze” perché non credo che questi “appunti” siano la panacea di tutti i mali: spero però che possano offrire spunti di riflessione e punti di partenza per chi sta pensando le sue prossime strategie per vendere il vino.

Se in mezzo a tutto questo hai visto la possibilità di ragionare sui tuoi contenuti assieme a me puoi contattarmi come spiegato a questa pagina.

Aspetto una tua mail o un messaggio!

Prosit!

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